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Scrivi un commento al testo di Amina Narimi
In forma di anello, riunito

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Domani andrò dai miei parenti, dai miei migliori amici, al bosco vecchio, dal pino argentato, dove comincia il ghiaietto e in cima, alla radura del tauro, dalle giovani acacie, con i fiori del cuore tra i capelli e l’agave, non ancora fiorito alle ginocchia.
Farò dono della nostra poesia ai geni, tra i fiori d’agrimonia e l’erba renna. Con la linfa tra le braccia, da lontano il monaco del tempio vecchio mi sentirà arrivare a piccoli passi, con un uovo d’amaranto sulle mani e un acero al suo fianco, dal limite della pineta le tre stelle, e, da dietro, il nevaio. Per le betulle ho preparato un dono speciale con le garze d’acqua colorate, le farò sottili, sottilissime, tra le loro piccole fessure, saranno come occhi per la loro pelle dolce. 
Più in fondo ancora, agli uccelli del vento dirò delle nostri voci.
Poi tutti insieme scenderemo giù al laghetto con le nocciole dei nove alberi del Boyne, millemila rondini e tartarughe, per figure, con gli scarabei tra i più lucenti al mondo.
Gli albicocchi dall’Armenia porteranno Kusturica e Bregovic, per cantare l’ederlezi, succhiando caprifogli, versando acqua celestiale di alchimilla, e lungo il sentiero dei castagni, tra i ciliegi, correremo con i cervi tra l’edera rossa e gli scoiattoli.
Piano piano, nel pomeriggio, saliremo al Presepe, 
dalle vecchie cicogne, sostenute dolcemente in volo da un acanto e giovani faggi, pieni di gigli intrecciati come corone.
Anche le anime care sul leccio ci attenderanno, immortali. Non so 
descriverti l’emozione dei mandorli, nudi, tra le mele cotogne di ogni anno, dirti del melograno, se farà ancora l’amore col nibbio, senza toccarlo, donandoci i chicchi più rossi, o di come l’upupa rinasce sempre di gioia, sopra la mirra, vedendoci sposi.
Ogni capodanno le capre passano di mano in mano il mirto ed ogni rametto fa un canto che sale per i mughetti fin su all’erba gatta, nel ricordo delle api benedette, in volo, sopra i nespoli.
Perfino il noce sorriderà, alle stazioni, quando l’ulivo, tendendoci
le mani, ci bacerà, o quando l’olmo, uno dei mille figli del sonno, fascerà con le ninive i nostri sogni.
Per tutto il tempo le ortiche danzeranno sulle punte, come fuoco, insieme all’orzo, e il papiro farà nell’aria le sue infiorescenze disegnando nel cielo come un vascello, un’arca di luce carica di farfalle, e di pervinca, in fondo alla sera, sopra il grande fiume.
Un platano, un platano che conosco bene, ci leggerà il destino in un sussurro, sotto la quercia che amo, offrendo rododendri ad ogni passante.
 
Tra il nostro vecchio vento, per ultimo, sotto il tiglio più lontano, seduto sulla panchina delle rose, ritroverò, meraviglioso,
di nuovo e ancora, Rainer, 
i suoi fiori di felce negli occhi, avvolti con la verbena nell’uva, e otto sassetti . 
Con un respiro indicherà l’abete più alto, dove far seme del dono,
fedele,
tra la neve e le rose, in forma di anello, riunito.
 
 

 Luciano Rossi - 13/05/2021 14:08:00 [ leggi altri commenti di Luciano Rossi » ]

Dopo aver detto che "nelle fiabe, come si sa, non ci sono strade. Si cammina davanti a sé, la linea è retta [solo] all’apparenza", Cristina Campo ti direbbe Imperdonabile, come le perfette cose.

 Alessandra Ponticelli Conti - 04/01/2017 10:12:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Faccio mio, incantata, il bel commento lasciato da L’Arbalète che approfitto per salutare con un affettuoso augurio di Buon Anno.
Ciao, Amina, e grazie di esistere!

 L’Arbalète - 01/01/2017 21:17:00 [ leggi altri commenti di L’Arbalète » ]

L’acqua celestiale di alchimilla è del puro genio!
L’erba stella, ventagliona.
Prosa in poesia o poesia in prosa, sei l’alba della verità.
Benedetta

 Gil - 01/01/2017 12:54:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Credo solo l’umiltà abbia potuto velare un’altra bella tua poesia, in una forma dalle apparenze narrative o, come direbbero i tecnici o gli smaliziati, che di prosa poetica si tratterebbe, mentre io l’avverto, pur non avendo capacità tecnica di lettura ma certo peccando di malizia, intimamente ed intrinsecamente poetica, ribadendo quanto già scritto più sopra: è un atto di umiltà quello di velare la bellezza delle forme, perché non appaiono se non a chi degno ne riceva l’epifania ovvero a chi, come me, pur indegno, ne avverta intuitivamente, di quella bellezza, un’acuta nostalgia.

 Franco Bonvini - 01/01/2017 12:36:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

E’ un bosco incantato quello, un luogo tra i luoghi di cui Amina conosce il passaggio segreto e ne ha cura con garze e ninive speciali.. dove il vento parla attraversando i platani e dove Kusturica e Bregovic suonano ancora insieme.
E cresce la rosa della neve

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